Da quando il terremoto ha colpito la regione lo scorso febbraio, nella zona intorno a Gaziantep, sono state registrate oltre 400 scosse di varia intensità. La vita nel sud est della Turchia è diventata precaria.
Il nostro coordinatore turco, responsabile di progetto per gli aiuti umanitari testimonia:
“In molte zone i bambini non frequentano più la scuola poiché i genitori temono un nuovo terremoto. Le scosse di assestamento continuano. Le classi, che contavano in media trenta alunni sono frequentare da pochi, il numero degli studenti non raggiunge neppure la metà. I cittadini si sono muniti di una applicazione che li informa in tempo reale dei movimenti tellurici indicando l’epicentro delle scosse, la durata e l’intensità; questo ha permesso ad alcuni, in quelle zone ritenute agibili, di tornare nelle proprie abitazioni seppur vistosamente danneggiate e, ad altri, di recuperare ciò che resta dei propri oggetti personali, indumenti, mobilio. Dagli edifici sventrati e parzialmente distrutti, si intravedono divani, armadi e tavoli. Grazie ai mezzi di sollevamento, come le autogrù semoventi e le piattaforme aeree, qualcuno riesce a recuperare ancora qualcosa e a trasferirlo in depositi sicuri. I terremotati continuano a vivere in una condizione di emergenza ma mostrano resilienza e coraggio.”
ACP/AVC International invia ancora: cibo, tende, materiale di soccorso.
Servono ancora aiuti, ancora spedizioni.
I nostri collaboratori turchi, attivi in queste zone, continuano a operare incessantemente, seppur provati dalla stanchezza e dalla fatica, poiché “la miseria intorno a noi ci sovrasta, tante persone sono morte, non possiamo riposare ora. Forse un giorno, ma non adesso.”
È possibile fare di più, anche tu, insieme a noi.
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